La Sacra Scrittura
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La Chiesa celtica, sin dal suo nascere, considerava con riverenza la Sacra Scrittura come necessaria e sufficiente per la salvezza e come unica norma per il cristiano. La Chiesa delle Isole britanniche credeva ed insegnava solo quanto veniva insegnato dai testi sacri, dalle lezioni degli Apostoli e dalla Chiesa primitiva. Essa continua ancora oggi a considerare la Bibbia in tale modo, non aggiungendo e non togliendo nulla, nonostante l’apostasia diffusa di tante Chiese che pur di compiacere il mondo tradiscono il messaggio biblico.

La Chiesa celtica:

riconosce l’Antico ed il Nuovo Testamento come Parola infallibile di Dio, guide essenziali per la salvezza eterna dei credenti;

adopera la Sacra Scrittura come il proprio Metodo di governo, per tutti gli affari politici e pratici ecclesiali;

considera la Parola di Gesù Cristo e gli scritti degli Apostoli come il suo Diritto canonico, per ogni questione giuridica del clero e dei laici.

I Concili e i Credo della Chiesa
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La Chiesa celtica non accetta i primi sette Concili ecumenici come infallibili, anche se sono stati convocati quando la Chiesa antica era una ed indivisa nella fede, nella mente, nel cuore e nella pratica. Infatti i concili alle volte hanno sbagliato contraddicendosi e persino correggendo i concili precedenti. Bisogna precisare che la Chiesa celtica, prima ancora dei vari Concili ecumenici, già deteneva la piena fede cristiana in tutta la sua pienezza e purezza.

Viene professato il Credo di Nicea-Costantinopoli, contenente tutto ciò che è fondamentale per la fede cristiana.

In esso sono contenuti i capisaldi:

la Trinità;
la divinità di Gesù Cristo;
la sua incarnazione;
la sua nascita dalla Vergine Maria;
la sua crocifissione, risurrezione e ascensione;
il suo secondo ritorno;
l’opera continua dello Spirito Santo nella Chiesa;
la risurrezione dei morti e la vita eterna.

La Chiesa celtica non accetta la clausola teologica del Filioque (dal latino e dal Figlio) illecitamente aggiunta dalla Chiesa romana, in seguito alla quale ci fu la separazione della Chiesa indivisa del continente europeo con la nascita delle Chiese d’Oriente e d’Occidente.

Viene creduto che, con il Sangue versato da Gesù sulla croce, Dio persona i peccati degli uomini concedendo la vita eterna tramite la fede che rende giusti (secondo gli insegnamenti di san Paolo). La Chiesa celtica accetta anche il Credo degli Apostoli, il Credo di sant’Atanasio e il Credo di san Patrizio come contenenti le credenze fondamentali della fede cristiana.

La Pesach o la Domenica della Resurrezione
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La Chiesa celtica seguendo il calendario religioso ebraico, secondo la tradizione della Chiesa primitiva, ricorda e festeggia la risurrezione di Gesù dai morti in un periodo diverso rispetto a tutte le altre Confessioni cristiane. Per questa importantissima ricorrenza la Chiesa celtica non usa il termine Pasqua come le Chiese d’Oriente che seguono il calendario giuliano di epoca romana (iniziato a seguire dal Concilio di Nicea nell’anno 325, ciò per staccarsi completamente dalle tradizioni ebraiche) e come le Chiese d’Occidente che seguono il calendario gregoriano introdotto dal papa Gregorio XIII (iniziato a seguire nel 1582, ciò come correzione del precedente calendario giuliano). In entrambi i calendari, giuliano e gregoriano, la Pasqua è la prima domenica dopo la Luna piena successiva all’Equinozio di primavera.

La Chiesa celtica usa il termine Pesach ma anche Pesah (in ebraico significa Passaggio in riferimento ai giudei che dalla schiavitù dell’Egitto passarono alla libertà per raggiungere la Terra promessa) per definire la Domenica della Resurrezione. Nel calcolo della risurrezione di Gesù, avvenuta tre giorni dopo la sua crocifissione sul monte Calvario, si adoperano le direttive dell’apostolo Giovanni. Dunque vengono respinti i modi orientale ed occidentale, secondo i migliori matematici celtici. Per la Chiesa celtica la Pesach è la domenica della settimana in cui gli ebrei commemorano la liberazione del popolo d’Israele guidato da Mosè (la cosiddetta Pasqua ebraica). In tutte le tradizioni cristiane orientale, insulare (delle Isole britanniche) e occidentale la Domenica della Resurrezione è una festa mobile.

Alcune precisazioni storiche e bibliche. La maggior parte degli storici e dei biblisti concorda sul fatto che la parola Pasqua, tradotta dal greco antico, ha un’origine sassone (i sassoni erano un popolo germanico insediato principalmente negli odierni Stati tedeschi di Schleswig-Holstein, della Bassa Sassonia, della Sassonia-Anhalt, della Renania Settentrionale-Vestfalia e nella parte Nord dei Paesi Bassi). Pasqua deriva dal sassone antico (detto pure basso tedesco antico) Eostre che significa Primavera. Il nome della stagione meteorologica corrispondeva alla dea germanica con il medesimo nome nota anche come Eastre oppure Eastra oppure Austra oppure Ostara, dea della fertilità e della rinascita primaverile alla quale venivano offerti sacrifici nel periodo dell’Equinozio di primavera. Infatti nelle lingue germaniche Pasqua viene tradotta Easter in inglese e Ostern in tedesco (queste due parole si legano appunto alla dea germanica). Invece nelle lingue latine come l’italiano, il francese, lo spagnolo, il romeno, il portoghese, l’occitano eccetera il vocabolo Pasqua si riferisce sia alla Pesach (ebraica) che al vocabolo Eostre (stagione e dea). Prima ancora della divinità germanica vi era la dea sumera Inanna, conosciuta in babilonese Ishtar e quest’ultimo nome tradotto in cananeo Astarte (sempre celebrata nel periodo dell’Equinozio di primavera). Invece nell’VIII secolo gli anglosassoni (popolo germanico che nel primo Medioevo abitava buona parte dell’attuale Inghilterra, nato dalla fusione dei coloni germanici e cioè gli Angli ed i Sassoni che arrivarono nell’isola dal continente europeo nel V secolo d.C.) avevano adoperato il nome germanico della dea per designare la celebrazione della risurrezione di Cristo.

La Chiesa apostolica scelse da subito di celebrare la risurrezione di Gesù nella stessa data della Pesach di tradizione ebraica, coerentemente con le vicende terrene di Cristo. In effetti non c’è un solo versetto in tutto il Nuovo Testamento e negli scritti dei Padri apostolici che parli oppure indichi sulla cosiddetta Pasqua cristiana. I primi cristiani continuarono ad osservare le festività ebraiche ma con uno spirito nuovo, avendo Gesù Cristo come metro di misura in tutto. Così l’antica Pesach diventò l’immolazione dell’Agnello di Dio, morto e poi risorto. Effettivamente il termine Pasqua che si trova nella Bibbia (lemma usato nelle traduzioni della Sacra Scrittura) è in relazione soltanto alla Pesach dell’Antico Testamento e non al ritorno in vita di Gesù.

La Pasqua cristiana delle Chiese orientali e occidentali, usando sia questa espressione che celebrando nel periodo post equinoziale, altro non è che la divinità primaverile già anticata. Tutte queste Chiese, commemorando la risurrezione del Signore, di fatto festeggiano una ricorrenza non cristiana, diversamente dalla Chiesa celtica in continuità con la Chiesa apostolica (clicca qui per maggiori informazioni).

L’errore – La fusione – L’incredulità
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La Chiesa celtica, con fermezza, ha sempre preso le distanze dai sacrilegi e dalle malvagità umane e spirituali: politeismo; idolatrie varie; magia; Gnosticismo; Massoneria; New Age; politiche antiumane; Satanismo eccetera. In molte Chiese ci sono tuttora titoli onorifici, tradizioni popolari di matrice religiosa e riti liturgici delle religioni antiche: greca; romana; egiziana e così via. Situazioni rimaste invariate e vissute dai credenti in quanto imposte dalle Chiese di alcune Confessioni cristiane. Per essere ancora più precisi si può dire che da moltissimi secoli migliaia e migliaia di persone sono state educate paradossalmente ad un Cristianesimo non biblico, ad una fede cristiana senza Cristo, ad uno stile di vita falsamente cristiano. La conseguenza di tutto questo è che tali credenti si sono autoillusi di essere cristiani, molti di essi addirittura si sono definiti come ottimi cristiani quando in realtà costoro hanno vissuto e ancora oggi continuano a vivere nell’errore.

La Chiesa celtica ha sempre rifiutato categoricamente il sincretismo religioso, sebbene rispetti la grandezza delle altre religioni: Confucianesimo; Induismo; Islam; Shintoismo; Buddhismo; Sciamanesimo; Ebraismo e così di seguito. Essa piuttosto proclama appassionatamente il messaggio biblico e soprattutto l’annuncio evangelico, affermando che Gesù Cristo è l’unico Signore e Salvatore del mondo senza il quale non c’è salvezza. In molte Chiese si vive attivamente il dialogo interreligioso con uffici preposti a tale scopo, poiché si percepisce questo dialogo come essenziale per la convivenza pacifica tra le religioni. Invero c’è una grande ipocrisia da parte di determinate Chiese. Si cerca infatti di incastrare e anzi proprio di fondere il Cristianesimo con le altre religioni, quando di fatto concetti e pratiche della fede cristiana sono inconciliabili con le altre fedi religiose (clicca qui per maggiori informazioni). Per non parlare che nell’epoca contemporanea una diabolica regia internazionale progetta la creazione di un’unica religione mondiale. Questa situazione porterebbe necessariamente alla distruzione del Cristianesimo mettendo al bando la figura di Gesù Cristo.

La Chiesa celtica ha sempre criticato costruttivamente le varie posizioni della Non-credenza: Ateismo; Agnosticismo; Razionalismo; Umanesimo; Deismo e via discorrendo. Ha proposto, al contrario, la Sacra Scrittura e la profondità spirituale dei propri santi pur di far conoscere Gesù Cristo e successivamente di farlo accettare. Naturalmente la Chiesa celtica apprezza i veri e pochi studiosi atei, agnostici, razionalisti, umanisti e deisti come ricercatori della verità e biasima invece le tante e false persone incredule che aderiscono alla Non-credenza unicamente per moda e come forma di ribellione contro le istituzioni religiose (atteggiamenti non per reale studio ma soltanto per sfogo emotivo).

I sacramenti
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La Chiesa celtica osserva i tradizionali sette sacramenti detti altresì santi misteri della Chiesa antica, unica e non separata:

Battesimo insieme alla Cresima;
Comunione;
Riconciliazione oppure Penitenza oppure Confessione;
Matrimonio;
Ordine;
Unzione inclusa l’Estrema Unzione oppure gli Ultimi Unti.

Questi sette sacramenti sono necessari per vivere una vita pienamente cristiana ovvero per una vita più abbondante in Cristo e nella Chiesa.

Ci sono molte altre occasioni per ricevere la grazia divina, come ad esempio qualsiasi azione spirituale che costituisce un evento esteriore per la manifestazione interiore. Tali vicende costituiscono un segno visibile della grazia invisibile, che può essere definito sacramento/santo mistero.

La Chiesa celtica riconosce l’opera della grazia persino in quelli che vengono chiamati sacramentali come la predicazione, l’insegnamento, le preghiere, le devozioni e così di seguito. Tutte condotte che aiutano la crescita della vita spirituale e la diffusione del Vangelo. Viene insegnato che l’intera vita cristiana deve essere sacramentale definita appunto vita sacramentale. Questo vuol dire la presenza di Cristo dentro ciascuno che poi si rivela nella quotidianità, perché il fine della vita cristiana è la santità.

La Natura
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La Chiesa celtica oltre a ritenere sacro il libro delle Scritture, Parola santa ed eterna di Dio, ritiene sacro un secondo libro vale a dire il libro della Natura, presenza di Dio nell’intero Universo. Essa, dalle sue origini, concepisce le foreste, i boschi, le pinete, le campagne e tutti gli ambienti naturali come i propri luoghi di culto al pari degli edifici di culto tradizionali. Vengono celebrate le funzioni ed i vari riti, oltre che nelle chiese, persino in mezzo alla Natura in armonia con tutto il creato unito nella lode a Dio. Si deve aggiungere che la Natura, secondo l’apostolo Paolo, soffre per colpa del peccato e aspetta di essere redenta per godere di Dio (Romani 8:19-23).

Bisogna specificare che la Chiesa celtica, a differenza della Chiesa romana che si impone come madre per i credenti, non impone sé stessa come madre per i figli di Dio ma indica la Terra (intendendo sia il pianeta che il terreno con i suoi frutti). In virtù di ciò gli elementi naturali come le piante, l’acqua e il fuoco, il vento e l’aria, il tempo sereno e il maltempo, il caldo e il freddo, il Sole e la Luna, le stelle e le galassie sono considerati fratelli e sorelle. Allo stesso modo sono così gli animali selvatici, marini e di tutte le acque, da fattoria e gli uccelli. È sbagliato però interpretare la Natura sia come la negazione di Dio che come una sorta di divinità. Da una parte si condanna il Naturalismo come sinonimo di materialismo, che esclude la trascendenza e la spiritualità (la Natura è la conseguenza delle leggi biochimiche e biofisiche dopo la nascita del mondo). Dall’altra parte si condanna quel Naturalismo come sinonimo di idolatria, che esalta gli elementi naturali e gli animali come dei (la Natura è percepita in modo superstizioso e addirittura feticistico). Soprattutto quest’ultimo aspetto è degno di una riflessione teologica, data la degenerata società odierna (clicca qui per maggiori informazioni).

Da qualche decennio si assiste a vere e proprie forme di adorazione animale, soprattutto dei cani. Oltre ad esserci l’invasione di questo animale (ogni due cittadini minimo un cane ma una persona può averne pure tre contemporaneamente) per la stragrande maggioranza della gente il cane è quasi divinizzato e sicuramente umanizzato. Nella vita di tutti i giorni infatti tali animali vengono trattati meglio degli esseri umani: beauty farm e palestre; agenzie matrimoniali e cerimonie nuziali; centri yoga; vestiti all’ultima moda e scarpette di tutti i colori; trattamenti cosmetici e parrucchieri; alimenti e giocattoli; feste di compleanno e cerimonie varie; viaggi e crociere; asili e alberghi; personal trainer e psicologi; spot pubblicitari di tutti i generi; benedizioni e cimiteri specifici (sui luoghi di sepoltura croci e crocifissi quando Cristo è morto per salvare l’umanità; sepoltura di questi animali pure nei cimiteri umani) eccetera unicamente per i cani. Tutto questo oltre ad essere un grande business per via delle lobby caniste, è altresì una follia sociale diffusa tra milioni di persone. Il canismo, una delle nuove religioni mondiali, ha contagiato tantissima gente. L’animale cane è il nuovo dio che tutti volenti o nolenti devono adorare, chi non fa ciò è degno di condanna. Non si possono rimproverare i cani se abbaiano in modo molesto, perché si viene aggrediti verbalmente oppure fisicamente dai loro proprietari. Non si possono prendere provvedimenti politici per i moltissimi sbranamenti all’anno (circa 100.000 aggressioni alle persone da parte dei cani, fonte dall’Associazione dei consumatori Codacons), alcuni dei quali con esisto mortale soprattutto con vittime i bambini. Non si può reclamare il rispetto delle leggi civili per i proprietari dei cani, considerandosi costoro al di sopra degli obblighi di legge. Per questo animale si possono uccidere le persone (fatti di cronaca nera avvenuti in diversi luoghi). In modo assurdo si preferisce possedere dei cani e non fare figli. Animali trattati meglio dei bambini: tenuti in braccio e cullati; continuamente baciati e coccolati; bagnetti e cure amorevoli; nel proprio letto la sera per addormentarsi abbracciati a loro. La corruzione dei costumi ha generato in maniera aberrante il matrimonio tra persone e cani (con rapporti intimi).

Tale società è nella depravazione più totale. Questi comportamenti sono umanamente, moralmente, biblicamente e cristianamente riprovevoli con il paradosso che moltissimi proprietari di cani si definiscono cristiani (per costoro le persone povere sulla strada, i bisognosi in generale, gli ammalati soli, i giovani allo sbando, gli stranieri emarginati e via discorrendo vengono considerati come scarti e perciò non degni di umanità). Ogni forma di idolatria (culto degli idoli) è uno strumento di Satana pur di distrarre gli esseri umani dalla vera adorazione di Dio. Insomma si sposta il culto dal Signore verso altre situazioni ad esempio sulle persone vive e morte, sugli animali, gli oggetti e così via come insegnato da san Paolo (Romani 1:25).

La madre di Gesù
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I santi e le sante
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La Chiesa celtica è cristocentrica e si attiene rigorosamente alla Sacra Scrittura per ogni tipo di insegnamento. In virtù di ciò commemora la santità di quegli uomini e di quelle donne che hanno reso grande la Chiesa e la spiritualità celtica, però senza eccessi e culti particolari.

Giuseppe d’Arimatea. Santo del I secolo d.C. Nativo d’Arimatea, Giuseppe viene descritto nei Vangeli come uomo distinto e facoltoso, nonché membro del sinedrio. Procurò sepoltura a Gesù Cristo nella sua tomba, dopo aver sicuramente assistito alla sua crocifissione. Secondo la tradizione nell’anno 37 viaggiò fino in Britannia per portare il messaggio di Gesù. È considerato perciò il fondatore del Cristianesimo celtico.

Aristobulo di Britannia. Santo del I secolo d.C. La tradizione dice che Aristobulo fu il fratello del discepolo Barnaba e come lui accompagnò san Paolo nei suoi viaggi. In Britannia arrivò come missionario diventando il primo vescovo dell’isola, dove qui predicò e poi morì. Grazie a lui si è ulteriormente diffuso il Cristianesimo nelle Isole britanniche.

Anfibalo. Santo del II-III secolo d.C. Secondo resoconti agiografici Anfibalo (quasi certamente non è il suo vero nome) fu un cristiano in fuga da Roma per via della persecuzione religiosa sotto l’imperatore Diocleziano. Gli fu offerto rifugio da Albano (un cittadino non cristiano della Britannia) nella città Verulamium, nell’odierna Inghilterra. Anfibalo essendo un presbitero, con il suo esempio, riuscì a convertire lo stesso Albano e venne martirizzato nell’anno 304 (dopo lo stesso Albano).

Albano. Santo del II-III secolo d.C. Questa persona fu così impressionata dalla fede e dall’insegnamento del presbitero Anfibalo che iniziò ad emularlo nel culto. Alla fine però divenne lui stesso cristiano. Quando i soldati romani arrivarono a prendere Anfibalo per giustiziarlo, Albano si mise le sue vesti pur di proteggerlo e per questo fu punito al suo posto (i Romani alla fine catturarono e martirizzarono anche Anfibalo). È il primo martire del Cristianesimo celtico.

Giulio e Aronne. Santi del II-III secolo d.C. Nulla è noto su di loro tranne che per martirio. Il nome Giulio, comune tra alcuni soldati romani in Britannia, fa pensare ad una origine romana e non celtica. Il nome Aronne indica invece un’origine ebraica. I dintorni dove vivevano Giulio e Aronne furono una grande base militare in Britannia e molto probabilmente i due santi appartennero all’esercito e successivamente convertiti al Cristianesimo. Albano, Anfibalo, Giulio e Aronne sono gli unici martiri cristiani della Britannia romana.

Patrizio. Santo del V secolo d.C. Sicuramente è il santo celtico più noto...

Brigida d’Irlanda o Brigida di Kildare. Santa del VI secolo d.C.

Dubricio di Llandaff. Santo del VI secolo d.C. Missionario e fondatore di alcuni monasteri nel Galles. Fu maestro di diversi santi gallesi come i vescovi Teilo e Sansone di Dol. Curò in modo carismatico molte persone con l’imposizione delle sue mani. In seguito fu vescovo, forse più allo scopo di ordinare diaconi e presbiteri che con funzione di responsabile della sua provincia ecclesiastica. Dubricio fu molto amico dell’abate Iltud e presiedette il Sinodo di Llanddewi Brefi nell’anno 545, durante il quale avrebbe rassegnato le dimissioni in favore di san Davide di Menevia. Si ritirò su un’isola del Galles dove poi sarebbe stato sepolto.

Teilo o Teliavo. Santo del VI secolo. Leader della Chiesa celtica nel Galles, non si conoscono né la data di nascita né quella di morte. Contemporaneo di Davide di Menevia con il quale è probabile che intraprese un pellegrinaggio a Gerusalemme. Fu il fondatore di un monastero in una contea del Galles e pare che abbia predicato persino in Britannia. Secondo vescovo sulla sede episcopale dopo san Dubricio.

Sansone di Dol. Santo del VI secolo d.C. Vescovo gallese, consacrato da san Dubricio, fu uno dei tanti santi che dal Galles andarono oltre Manica sul continente per evangelizzare. Egli fondò il monastero e la provincia ecclesiastica di Dol, in Bretagna, diventando il primo vescovo. Partecipò al Concilio di Parigi nell’anno 562, firmando alcuni atti. Alla sua morte la salma venne inumata nella cattedrale di Dol. San Sansone fu uno dei sette santi fondatori della Bretagna.

Iltud o anche Iltyd, Eltut o Hildutus. Santo del VI secolo d.C. Dopo la vita militare nell’esercito gallese si convertì al Cristianesimo e si fece monaco. Si pensa che sia stato ordinato da san Dubricio, Con l’aiuto di un capo tribù in una contea del Galles, egli diventato abate costruì una chiesa e un monastero, una delle tre grandi scuole monastiche nella provincia ecclesiastica di Llandaff. Tra i suoi studenti ci furono san Gildas, san Sansone e san Maglorio. Il monastero situato su un’isola venne unito alla terraferma, in quanto Iltud avendo delle conoscenze agricole avrebbe introdotto tra i gallesi nuove tecniche per strappare terre al mare. Morì attorno all’anno 540. Molte chiese gallesi sono dedicate a lui mentre il suo monastero, che si pensa abbia contenuto centinaia di monaci, fu uno dei più influenti nel Galles meridionale.

Ilda di Whitby. Santa del VII secolo d.C.
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